…ma una volta uno usciva di casa e si chiedeva ce l’ho la carta d’identità, la patente, il portafogli…stavano tutti lì i suoi caratteri, i suoi segni importanti…se fosse squillato il telefono di casa, a prescindere se fosse da tavolo o da muro, e il tizio o la tizia non c’erano…non è che crollava la vita…no, non esisteva quel tipo di memoria tecnologica…esisteva la memoria umanistica: se era importante sarebbe arrivata un’altra chiamata…oppure no…la vita stava forse anche in quell’attimo? Quello fuggente? Forse sì, ma…allora se quell’attimo era così importante, si sapeva pure aspettare…un’ora, un giorno, un anno, una vita…ho saputo di due innamorati che si sono aspettati 53anni, 7mesi e 11giorni, notti comprese…scusate era un romanzo…

…Putin o Biden ti stanno bombardando la casa? o te l’hanno già bombardata? e che cazzo te ne fai del cellulare…tu eri fuori, ecco sei ancora vivo, come capitava nel ’43, per dire, e…e qualche generazione più vecchia, facciamo di secoli…uno usciva con quel che aveva addosso, nelle tasche, forse denari o un coltello, e quel che aveva nel cuore…quello stabiliva la sua identità…

(p. s.: metto ancora due post, uno su Umberto Eco e uno su altro argomento -che parola vecchia, adesso si direbbe tema, must, addirittura con valore claim, ecc…-, e poi si vedrà…)

4 pensieri su “Sì, certo, il cellulare, ma…

  1. Oggi siamo così disumanizzati che non possiamo vivere senza il benedetto cellulare. Non è più lo squillo del telefono fisso, né il guardare dove si sta camminando. Di fronte al caos preferisco distrarmi con la ragazza della foto. Buona settimana a te Bruno.

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