"A volte di coppie non si può parlare, ma d'amore sì, altre volte di coppie sì, ma non d'amore, ed è il caso più ordinario", p. 1386, R. Musil, 'L'uomo senza qualità'
Come niente? Allora, al tempo. La domanda mi si è ripresentata dopo aver letto il bellissimo pezzo di Aureliano (Buendia?) Tempera sulla poesia di Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, che è del 22 marzo 1950, trovata, insieme ad altre, “…in una cartelletta nella scrivania del suo ufficio nella casa editrice Einaudi” (così si legge nella sesta ed. del 1974).
Dicevo che non resta niente. Vero. Che è rimasto a Hemingway di sé stesso l’attimo dopo che si è suicidato? A lui niente. Come a tutti quelli che se ne vanno…e in un certo senso, non resta niente nemmeno poco prima di andarsene (altrimenti perché andaresene?)…e bene lo spiega il 25 marzo, Cesare Pavese negli ultimi 4 versi, in You, wind of March…
“La speranza si torce,
e ti attende ti chiama.
Sei la vita e la morte.
Il tuo passo è leggero”
(p. 31)
Eh, fine! Ho provato a raccontarla così due anni fa, e le avevo dato questo titolo: Il mite e la cagna…
Sono appena venuta via
da un letto freddo, sai?
Erano tutti li intorno a chiedersi
perché.
Era malato, dicevano piangendo, è vero
era grave, ma poteva
ancora cavarsela.
Me ne sono venuta via prendendo
qualche appunto, niente di più
dovevo correre da te.
La cagna che mi stava davanti era
la dott.ssa Morte, e diceva
di non aver tempo.
Io le ho parlato della mia vecchiaia,
pardon, c’ho provato e lei
ha detto di essere ancora più stanca:
tira fuori altre carte, ha detto,
se no vinco io.
Ho aperto un cassetto, ma l’ho subito
richiuso, lì c’erano le mie parole
le ho chiesto di accompagnarmi, di farmi
da hostess, di là, dove ho la libreria
e s’è messa a ridere di gusto:
vuoi ammansirmi con qualche pagina ben scritta?
Eppure m’ha messo la mano sulla spalla
e s’è congratulata per il mio ottimismo:
leggi ancora, ha detto, davvero ancora leggi?
Ancora ti ostini a farti narrare la vita?
Vai a riaprire quel cassetto, lo disse ridendo:
non è detto che quelle parole ti salveranno,
ma…ma è lì che sta la tua traccia
(p.s.:Fine, poiché comunque la guardi, la vita si riduce a due percorsi: come compito o come ricerca. E in entrambi i casi a te non resta niente: e quel che raccoglieranno gli altri? Magari non raccolgono niente, magari si voltano dall’altra parte. Magari sono fatti di un’ altra pasta. Oppure il destino li ha messi altrove i loro obiettivi.
Forse sta tutto qui: il bilancio finale è diverso da zero, ed è allora che decidi di andartene: non ti hanno salvato né i compitini fatti bene, né la determinazione di trovare qualcosa che fosse davvero tua, che ti appartenesse come realtà, come creazione, come visione o epifania…vale per tutti sta roba? Per i suicidi, per gli sconfitti, per i perdenti…e per i potenti? A quelli è bastata la loro violenza a gratificarli…altre tipologie? Sì, ad esempio quella fatta da Sciascia…)
Se è vero che l’Estetica è la ricerca della bellezza, e verità e bellezza sono il dna della vita dignitosa…allora ha ragione la Postorino quando dice, e io sottoscrivo, che dio non esiste (va beh, era ovvio già da secoli): “…come poteva inventare la merda, uno che aveva il gusto per la bellezza…” (in sintesi)…va da sé che con tutti i poteri che aveva poteva trovare una soluzione, non dico ‘celestiale’, ma almeno alla Mannino: “…cambiassero l’odore…”
…
E poi quando scrivevo cose che mi sembravano belle tu non c’eri. Era il tempo in cui avevo il cuore caldo. Era il tempo in cui sapevo rispondere ad ogni domanda: e non c’eri, cazzo (se me le fanno adesso, come direbbe Mark Twain, sarei costretto a inventarmi chissà quali bugie…e non è che sta proprio bene)…Non potevi arrivare prima? Sì, prima, quando ancora sapevo fare miracoli, e, non ci crederai, ero meno pasticcione del Padreterno. Ed era tutto in ordine: in ordine col sole pieno, in ordine con la pioggia ogni tanto, in ordine anche se avevo poche certezze ma erano incrollabili e soprattutto, lo giuro, la mia voce la si riconosceva fra le altre. Possedevo addirittura due patrimoni che nessun fisco morale ed estetico si sarebbero permessi di intaccare. Ma non sapevo che farmene: non c’eri. Eri la bellezza di un altro, eri l’incanto di altri e di nessuno. Non c’ero io, cazzo!!! Dici che sono presuntuoso? No, i miracoli li facevo davvero: non ho mai costruito lager morali: avevo il corpo docile, assaggiavo la vita e mi sarei limitato ad amare te…col tempo è finito tutto a puttane: sciupati i patrimoni ho accumulato solo master di retorica (sai no, come fanno gli aguzzini, ecco io prestavo affetto e tenerezze a costi dolorosissimi)…e che applausi… ma tu non eri mai lì a sorridermi e a portarmi via dai miei prigioni…
(p.s.: e questa cosa l’ho scrittta da Zingaro o da Disperato? Ah, saperlo!)
…
(sia ben chiaro che i termini vengono usati come metafora, in modo del tutto ‘leggero’, non ci si riferisce ad una etnia precisa – quella derivante dall’antica India, né al suo vecchio significato spregiativo di persona sporca, sudicia, malvivente…infatti col tempo zingaro ha asunnto anche una connotazione positiva – e, quando mi riferisco al secondo termine, non sto pensando a un particolare insieme di sintomi che possono far pensare a una sindrome patologica)
Semplificando, uso questi termini (zingaro e disperato) come metafore di stili di vita…infatti qualcuno, a volte, viene apostrofato come zingaro, e quindi è un complimento, per la sua vita stravagante, diversa, ricca di esperienze e curiosità appaganti…altre volte invece con il secondo termine ci si sta riferendo a chi fa o cerca di fare le stesse cose, ma…quelle incursioni nell’ignoto sono frutto di insoddisfazione, altre volte di frustrazione, oppure di dolore, e quindi conduce una vita per niente appagante…ecco, non sono proprio la stessa cosa…
Lo zingaro non ha radici, ma nemmeno le cerca, il disperato è alla affannosa ricerca di punti fermi. Il primo ha già una sua vita e da questa riceve; il disperato è come se non avesse ancora ricevuto nulla, o non abbastanza…
Perché a Dachau Ignazio La Russa non regalava rose rosse
Agli ebrei?
Ma lui non c’è mai stato a Dachau!
Sicuro?
È vero che gli ebrei non dovrebbero accettare fiori dai fasci
E che quindi non è dignitoso farlo?
Perché quando Rino Gaetano guardava il cielo
Diceva che era sempre più blu?
Perché tutti dicono che la Meloni
Eh, sì, quella Meloni lì…sì, un po’ pende
Pende di là, di là dove?
Boh, comunque quando cade stende il braccio
A mano tesa. L’avete vista anche voi?
È vero che George Orwell ha detto che i comunisti insegneranno
Nei secoli dei secoli a miliardi di ultimi che democrazia
È il modo educato per non dire te lo mettiamo nel culo?
No? Non lo ha nemmeno pensato?
È più facile smettere di bere fumare di fare cazzate
Uccidere o smettere di vivere?
Perché quando fai un complimento a una femmina
Per le sue gambe
I suoi piedini le tette il sorriso
Lei d’istinto si guarda le gambe i piedini le tette
Corre allo specchio e ti dice no non è vero
Che stavo sorridendo?
Perché gesù camminava sulle acque invece di fare
Come la Pellegrini?
Perché con Berlinguer Enrico sono scomparsi gli operai
E con il Pd pure l’intelligenza?
Oh, je suis Schlein Ellì voleva pure cambiare l’Asse
Terrestre e finirà come Serracchiani-Lecca-Lecca?
Perché continuo a contrarre debiti di denaro se poi
Sono più svalutanti quelli letterari?
C’ho messo 4 romanzi a innamorarmi della Di Pietroantonio
5 per innamorami della Ibraihimi e 3 per la Postorino
E tutto in pochi giorni e le vorrei tutte
E non sono nemmeno le sole ma le ultime che ho letto
Vuoi vedere che amo le donne come Truffaut?
O forse sono psicolabile?
Psicolabile è un modo elegante per dire figliodiputtana?
È vero che solo dopo aver messo le mani nella merda
C’è spazio per il candore letterario appena un pelo
Sotto la banalità della vita?
Per la banalità è sufficiente non sporcarsele?
E alla fine, quanto è necessario diventare servi del vocabolario
Visto che tentano sempre di modificarlo aggiustarlo manipolarlo e
Pure ci riescono
Per sentirsi artisti?
(p.s.: Perché, altra domanda, ho scelto Foscolo invece che…facciamo Francesco Maria Molza? Beh, perché Foscolo lo conosco meglio: come me ama solo tre cose: la figa, la poesia, il denaro (ops, volevo dire la politica). E non è che sono partito sgommando – come una di quelle macchine da ricchi – per l’amore: ci sono arrivato col tempo, eh, al tempo avevo solo 19anni. Sono partito come tutti: con la lingua a penzoloni (si chiama sesso) poi mi hanno detto che non stava bene e dovevo metterci un, come dire, un rinforzino: appunto, l’amore. E così a letto ci si trovava sempre in tre: io, Lei, l’amore. E allora mi sono chiesto: ma in tre non è da depravati? Eh, come faceva Ugo! Ugo, chi?)
(p.s.: mi sono chiesto se esagero. No, mi sono risposto. Nessuno ormai può creare un mondo quasi completo come facevano nell’Ottocento…come facevano Hugo, Balzac, Tolstoij, ecc…insomma quelli che ti riempivano di domande con i loro romanzi, domande complete, domande cioè che dettavano un poco il perimetro del Pianeta-Corpo-Sentimenti-Bontà-Cattiveria…e così ti costringevano a cercare i confini della vita…oggi chi ha qualcosa da dire, è vero che non ti lascia in pace, ma ti tratta con indulgenza, anche quando va giù crudo – come la Postorino e altre, che scrivono da dio – , anche se poi non ti senti completamente libero perché qualcosa hai trovato, a qualcosa hai risposto…e se hai la risposta per vivere bene, direbbe Postorino, non c’è bisogno di altra eccellenza…e comunque Marlonbrando ne sarebbe felice…)
Lo dico a spanne perché adesso bene non ricordo dov’ero
E forse sei arrivata davvero
E mi è sembrato di ridere di gusto
Avevi le ciabatte mentre io ti aspettavo
Con i tacchi a spillo e il reggicalze
Scrivo così perché sono uno sbruffone?
No, ma le donne sono tante e non me le immagino proprio
Come un esercito con gli anfibi
Armate fino ai denti di erotismo collera innocenza
Come se fossi ancora a pagina 95
Di quello che mette giù la Postorino
O forse a pagina 113 quando dice e non dice
Non vuoi tutte queste labbra queste gambe queste tette e
Mi ficchi le unghie fra i capelli
E non vuoi vivere perché poi muori?
Scemo, guarda che lì c’arrivi sputato e non sai nemmeno quando
Scemo!!!
(p.s.: il libro citato è del 2013, Il corpo docile…cazzo, un capolavoro, come quelli di Anilda Ibrahimi, ma mica le posso citare tutte, quelle che scrivono bellezza…ma questa è una poesia o una recensione? Eh mica lo so…non so se per pigrizia estetica o tolleranza emotiva, ma mi sono concesso da solo una certa indulgenza, così da allontanarmi dalla soffocante ebbrezza di quelle che…sai, no, sì quelle che ti mettono il caos addosso…)
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