L’età in cui ho cominciato a leggere con passione è 14. Poco dopo ho cominciato anche a scrivere. Poesie (a centinaia), racconti (siamo lì, col numero) e 5 romanzi. Tre di questi sono collegati. Il primo Laureato a salve è stato scritto fra il 1989 e il 1991, e racconta la storia di un insegnante un po’ velleitario, stravagante e onesto in una scuola di opportunisti, saputelli e senza onore. Doveva essere pubblicato da Mondadori, poi c’ha messo le mani Aldo Busi e non se n’è fatto più niente.

Ora lo trovate, parte di una trilogia su ilmiolibro.it o nelle librerie Feltrinelli. I titoli sono: Laureato a salve, che costituisce l’inizio della trilogia, poi Feto di Gamba (Euforie, amarezze e miserie di Benedetto Stefani) che è la parte centrale, e la conclusione è affidata al romanzo Le persone perbene, le persone permale che chiude la trilogia. Il protagonista di questa trilogia Benedetto Stefani, dopo tanti anni, fa un bilancio della propria storia, su ciò che è stato fondamentale nella sua vita: sesso, letteratura e politica. Sono anche gli argomenti che tratterò in questo spazio. Se vi va di parlare di questi, ci sono.

Ah, l’amore, certo. Ecco, all’amore solo accenni, perché è tema troppo alto. Almeno per me. Ricordate Raymond Carver e i suoi Principianti? Una cosa così. Ci si deve confrontare subito con i giganti della letteratura. Leggetevi quelli. Un paio di esempi? Eccoli:

M. Cervantes, Don Chisciotte “L’amore è mettere il mio piacere nelle tue mani”. Cervantes lo esprime così a p. 409 del primo volume: “…aprì le porte del suo riserbo e ti affidò le chiavi della sua libertà”.  Provate voi a scrivere di meglio o a obiettare. R. Musil, L’uomo senza qualità, ed Einaudi, 1987, pp. 1386/7: “A volte di coppie non si può parlare, ma d’amore sì; altre volte di coppie sì, ma non d’amore, e il caso è un po’ più ordinario. Il termine in sé poi comprende tante contraddizioni quanto la domenica in una cittadina di provincia, dove i giovani contadini alle dieci ascoltano la messa grande, alle undici vanno al bordello in una viuzza e a mezzogiorno si ritrovano per bere e mangiare all’osteria di piazza. Ha senso per l’esame di una parola così fatta? Ma quando la si adopera la si agisce inconsciamente, come se avesse, a dispetto di tutte le differenze, un’essenza comune”

“…in breve ci sono tanti oggetti dell’amore quante maniere di desiderare e modi di dire”. Idem, p. 1387.

È per questo che il mio motto (che è anche lo slogan per la trilogia, da Laureato a salve a Feto di gamba a Le persone perbene, le persone per male) è il seguente: Se apri il cuore è amicizia. Se apri le gambe è sesso. Se apri cuore e gambe è amore.

Ogni tanto metterò un raccontino, una cosa che sembra poesia e vi chiederò di dire la vostra. Grazie. Grazie. Grazie.

Ah, quando ho cercato di fare pubblicità a Feto di gamba, sul iFQ (Il Fatto Quotidiano), con lo slogan sopra citato mi hanno censurato. Conservo ancora la telefonata con la quale Valentina Malinverno, che non ha nessuna colpa, mi riferisce mortificata che Marco Travaglio si è opposto alla pubblicità, che doveva uscire nel dicembre del 2015(al costo di 500 euro: era una piccola manchette), dicendo, con alterigia: “Non mi piace”. Alterigia non l’ha detto la signora Malinverno, lo affermo io. Ne sono convinto, conoscendo il soggetto. La Malinverno s’è limitata a dire che Travaglio è una Prima Donna.

Bene. Saltiamo qualche anno che potrete trovare nel romanzo citato. Dopo la maturità classica (via non proprio quella: un diploma da geometra, mai utilizzato), mi sono laureato in Lettere Antiche (facciamo in Sociologia a Trento, più credibile, nel dicembre del 1973. Oh, questo è vero. Andate a controllare. Mi pare che il numero di matricola fosse, se non ricordo male, 4237). Qualcuno dirà: “Laureato nel 1973? Ma gli anni Settanta sono quelli in cui regalavano le lauree!” Verissimo. A me l’ha ‘regalata’ Alberto Izzo, con una tesi su Herbert Marcuse. Sapete no, quello che diceva: “Il problema oggi non è più come non fare danno agli altri soddisfacendo i propri bisogni, ma come non fare danno a se stessi”. E mi ha pure chiesto, Izzo, mica Marcuse, se gli facevo da assistente gratis per due anni per la cattedra di Sociologia dei processi culturali normativi e conoscitivi. Una cosa molto lunga per dire più terra terra: com’è che la gente si fa un’opinione, sempre che ci riesca? Gli ho detto di no.Ho poi pubblicato con ilmiolibro.it (e in questo caso si è editori di se stessi, mancando la manina che ti porta da un editore degli altri) i romanzi: Laureato a salve; Feto di Gamba (Euforie, amarezze e miserie di Benedetto Stefani); Le persone perbene, le persone permale. Quindi la raccolta di racconti: La letteratura non ha bisogno di moralità  Ora…ora la politica e la rivoluzione è in mano a certi tipi (Renzi, Boschi, Verdini, ma anche a finti dissidenti come Cuperlo, Bersani, Barca, Rossi, ecc., gente che vota di tutto) che senza aver letto un libro, tranne quelli che proprio hanno dovuto per laurearsi (ma nemmeno tutti) chiedono a chi non ha tempo per leggere perché è alla disperata ricerca di un modo per sopravvivere e gli dicono: “Ah, tu vai a votare? Ma sono qua per te. Il tuo voto. La tua vita”. Ma non aggiungono la considerazione fondamentale…è finita!!!

Tanti anni fa. Un film. Giù la testa (sottinteso: coglione). Uno dice: “Ecchisenefega della rivoluzione, della politica. Sai che cos’è la tua rivoluzione? È che quelli che hanno letto i libri vanno da quelli che non li hanno letti e li mandano a massacrarsi per cose che nemmeno capiscono”. Più o meno così era il senso.

Cosa ho fatto poi? Nel senso del lavoro? Di tutto, di più. L’aspirante giornalista, il correttore di bozze, l’editor, l’insegnante e alla fine mi sono occupato di disabilità e ho scritto libri sui rapporti fra gli educatori. Li ha pubblicati Vannini di Brescia. Non mi credete? Andate a controllare questi titoli: La comunicazione leggera (in collaborazione con Ivonne Biscotti), Colleghi, colleghi, Raccontarsi di fronte alla disabilità.

Sono nato a Brescia il 21 marzo 1947. Cianotico. Il ginecologo aveva deciso che ero morto e mi ha messo, così me l’ha raccontata mia sorella, la maggiore (anche lei la trovate in Feto di gamba, e non solo lei), in una vaschetta sulla finestra. Poi, pare ci abbiano ripensato, hanno deciso che ero ancora vivo e con qualche scossa elettrica mi hanno rianimato. Mi sono rimaste delle cicatrici sulla schiena, il braccio sinistro storto e quasi inutilizzabile. Sono il secondo più grande scrittore italiano vivente, visto che il primo è Aldo Busi, parole sue. E se lui è il primo, solo lui può smentirsi. L’ho scritto nel mio romanzo Feto di gamba, dove trovate altri particolari sul Grande Primo Scrittore.

Per caso. Per sesso. Per amore, è una raccolta di poesie che ho fatto sempre con ilmiolibro.it. Devo essere allergico agli editori

 Due citazioni che mi piacciono tantissimo:

 “Dal buon uso delle forze risulta la potenza pubblica, dalla buona distribuzione dei piaceri, la felicità individuale”. Victor Hugo, I Miserabili

 “E’ difficile garantire il pane, figuriamoci il piacere, per quest’ultimo si è delegato alla famiglia e alla prostituzione. Poi la specie si è arrangiata come ha potuto”. Traduzione da Anonimo del Seicento