Ho qui parole guerriere e fanatiche
Parole di furore
Riguardo qualche tua foto
E so che non puoi partire
E io non so prendere il primo volo
Ho voglia adesso come nella più
Infantile tradizione del melodramma
Della boheme
Hai voglia subito anche tu, lo vedo
Ma come si fa in ogni teatro che si rispetta
Il suggeritore bisbiglia: fallo almeno pisciare
Dici che fa poesia anche l’impazienza?
L’imprecazione e il desiderio da bestemmia?
Sai che gli frega della poesia
A uno che adora peccato, frusta e catene?
Di solito le ordinate parole del canto sono solo soldatini
Come i soldatini del cieco Omero davanti alla più ostile
Delle città della storia
Lì dentro non c’è lustro, sì, forse celebrità
Invero solo una gran femmina da esorcizzare
E tutto si risolve alla fine nel verbo obbedire
Che ti costringe al silenzio o ti rende schiavo
L’ha ripubblicato su iwantyouhappye ha commentato:
. . . libertà ? o schiavitù ? . . . questo è il dilemma…
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Grazie di cuore. Un abbraccio
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L’accostamento tra Neruda e Prevert è come un verde smeraldo accanto ad un rosa antico, senza sfumature intermedie, forse un albergo di periferia. Odi il vento, che dice? Fuliggine e polvere di strade, una mano distratta, figure per il tempo di un baleno. Tutto passa anche il desiderio di amare oltre le pieghe brune di un cuore malato. Il gabbiano fende l’aria e la carne si risveglia improvvisa di animoso desiderio, ma al tempo non resta niente e alla carne solo l’impronta di un passaggio fugace. Sei cieco, allora perché riesci a vedere dentro la cambusa di una cassa toracica annichilita. Ti odio, il tuo sale fa male sulle mie aperte ferite.
Ma non posso cedere al niente, non posso cedere all’infinito del mare, sarebbe come annegare nel cielo.
Una mano fugace, figure per il tempo di un baleno.
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Ehilà. Sono senza parole. Mi piace quel “…forse un albergo di periferia”. E molto
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Gentilissimo, credo che molti stiano cercando l’anima gemella, io personalmente ho smesso di cercare, non ha senso, non ho niente, non riesco, sono vuota, sono un mulo recalcitrante, ho perduto le nemesi del bel paese. Roma, che amavo, mi sembra lontana quanto la luna, la folla mi ha ingoiato e insieme ho trovato il portone della follia. Non si crucci. Non mi vergogno. Non c’è più spazio qui per le anime sensibili votate al bello, che anche con 2 lire erano felici.
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Se l’amore sublime fosse una catena non sarebbe amore, quello che mette le ali.
Forse la schiavitù della carne rende liberi?
Oltre la luce del cristallo vi è l’arcobaleno,
Che è luce e colore
Domani sul ciglio di una strada un fantasma camminera verso la sua guerra. La battaglia è persa, col fucile spianato ti faranno scavare la fossa dove ilcorpo cadrà dopo l’ultimo battito.
Ali o vento
Colore e sogni o grigi calcoli di una macchina mai spenta
La poesia come l’Arabia fenice che arde illumina muore e rinasce
Tu poeta che leggerai queste parole non saprai mai quanto amore si sia trasformato in odio e non saprai mai quanto odio si sia sublimato in amore,
Un amore puro, cristallo che spezza la luce in una fantasmagoria di sogni e colori
Dopo il vuoto, il nulla, l’etere che risuona su sé stesso
Tu poeta che crei almanacchi dal pozzo della storia sappi ancora che esiste una morte senza fine , che esiste vita senza essere vita.
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…e mette le ali per farti tornare da dove sei partito…
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Grazie di cuore. Pensavo che avesse censurato il mio (vomitare). Bello, bello grazie. Non faccia molto caso a quello che scrivo in quanto a volte sono presa da una nausea feroce per il mal costume che vedo e sento. La poesia è bellissima, io l’adoro e a volte mi fa anche piangere e mi emoziona sempre, quando è vera. Grazie di cuore.
Gentilissimo poeta, dall’anima canora quanto meravigliosa, io amo, amo le sorgenti del cuore allo stesso modo con cui amo le sorgenti della mente. E forse sono più animista che cristiana. Nel mondo meccatronico non c è più posto per le ragioni del cuore, soltanto il discernimento della ragione e l’interesse, calcolano il probabile e l’eventuale e nel solco del vuoto resta il niente, il sordo, il cieco e il muto pur sapendo parlare ascoltare e vedere.
La poesia non veste di bianco ma veste di grigio, di unto, di dita ingiallite dal catrame delle centinaia di sigarette.
La poesia si veste di vecchio, di anonimo, del solo spazio interiore, di ricordi, di freschezza giovanile, di un amore per l’amore, e di gioie e dolori che non hanno niente o quasi di terreno, se non le sue frasi, le sue rime, le sue anafore..
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Lei mi lusinga…non mi rimane che abbracciarla…
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Tu poeta sappi che la poesia è un dono all’umanità. Non è tua, non è mia, non è di nessuno, è del mondo è per coloro che la sanno ancora apprezzare.
Tu che censuri le mie parole non sai che torneranno come foglie di primavera
L’ala che spezzi
Sarà dolore fino a quando un nuovo sussulto eccheggera nell’universo e nuove parole si raduneranno in frammenti da appendere ai verdi rami, come certe. Auguri.
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Auguri alla poesia, che mi sembra sempre così giovane, nonostante esista da secoli, e ogni secolo è un inizio…ah, quanti inizi ha avuto in ogni luogo e…e gode, a volte, di ottimi lettori
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Grazie di cuore. Pensavo che avesse censurato il mio (vomitare). Bello, bello grazie. Non faccia molto caso a quello che scrivo in quanto a volte sono presa da una nausea feroce per il mal costume che vedo e sento. La poesia è bellissima, io l’adoro e a volte mi fa anche piangere e mi emoziona sempre, quando è vera. Grazie di cuore.
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Povera Roma fra cultura e monnezza.
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