Le donne che ho amato sono quelle che…
Che?
Le donne che mi hanno amato sono quelle che…
Che?
Le donne dei dettagli
Quelle che non ho tempo, giuro
Le donne del tavolino accanto
Il tavolino che non ho mai abbordato
Le donne che dai, vengo appena posso
Le donne che erano già sulla porta
Le donne femmina
Cioè le donne
(non ne esistono altre…sì, sì…la so la questione pudore…
ecco, fateci i convegni, e per favore:
non invitatemi)
Quelle che il reggicalze lo vuoi?
Quelle che non me lo metto, ma nemmeno
Quelle che cazzo non ne hai mai a basta
Quelle che li hanno letti tutti ma proprio tutti
Quelle che sorridono della mia cultura sbruffona
Quelle che ancora e ancora e ancora: muori, cazzo! Muori
Le donne che ancora mi salutano per strada
Quelle con i tacchi a spillo e le altre
Le altre? Sì, quelle con le scarpe-di-buon-senso
E sarebbero? Sarebbero quelle un po’ timorate
E infine quelle che hanno avuto anche un po’
di buon cuore
sì, dai, quelle che le canaglie a volte…
Quelle che le canaglie o niente
Quelle madri, e figlie, e nipoti, e nonne, e figa…e figa…
E figa!
Quelle famose per le caviglie
Quelle per i piedini
Quelle per le labbra e i pompini
Quelle per le tette e i capelli
Quelle che: oh, non le manca niente
Quelle che ci hanno sorriso anche per poco
Quelle che ci hanno baciato mentre noi si scappava
Quelle che piangevano mentre noi…noi cosa?
(quando mai abbiamo capito?)
Quelle che bastava un tocco e ero perso
Quelle lì, non importa il lavoro, la nascita, il fervore
o la disperazione, l’equilibrio o la deriva
Le donne, quell’unico segno che ricorda alla Specie
il senso, ahimé, perduto, della bellezza
(sono passati 42 anni da quell’aprile 1977, quando uscì L’uomo che amava le donne: un capolavoro e un omaggio indimenticabile al calore femminile)